Museo del Malcantone
Museo di Blenio
Museo di Leventina
Museo di San Martino
Museo di Val Verzasca
Museo di Vallemaggia
Museo Onsernonese
Museo regionale delle Centovalli e del Pedemonte
Walserhaus Gurin
CDE Centro di dialettologia e di etnografia
Il Museo del Malcantone è stato fondato nel 1985 con lo scopo di raccogliere e divulgare le testimonianze della storia regionale. La sua sede è il bel palazzo della vecchia Scuola maggiore e di disegno, edificata a Curio nel 1854 su progetto dell’architetto Luigi Fontana. La scuola ha chiuso i battenti agli inizi degli anni Cinquanta del Novecento.
Nel 1970 l’edificio è stato acquistato e restaurato dall’Ente turistico del Malcantone, con il preciso scopo di farne una sede museale regionale, aperta nel 1987 dopo aver ospitato per anni un’Accademia musicale.
Inaugurato nel 1979, è uno dei 10 musei etnografici regionali del cantone. È stato segnalato in numerose pubblicazioni svizzere per la sua qualità.
L’edificio è uno splendido, monumentale palazzo del 1500, costruito su mura più antiche (1461). Facciata interamente affrescata con gli stemmi dei rappresentanti dei tre cantoni primitivi, i landfogti, che per tre secoli governarono il baliaggio di Blenio. Affreschi anche all’interno con gli stemmi delle famiglie eminenti della valle, e nella corte che dà sul giardino.
Situato sul vecchio tracciato della Via Francigena, immediatamente a sud dei due ponti che attraversano il fiume Ticino, il Museo di Leventina è ospitato nel cinquecentesco complesso di Casa Stanga: un prestigioso gruppo di edifici di grande interesse storico-artistico. Casa Stanga svolse per secoli la funzione di abitazione e di locanda.
L’importanza del complesso architettonico è attestata dalle facciate affrescate nel 1588-89 da Giovanni Battista Tarilli e Domenico Caresana con la raffigurazione degli stemmi famigliari di viaggiatori illustri provenienti da tutta Europa che vi alloggiarono. Sia la collezione del Museo di Leventina che Casa Stanga sono iscritte nell’Inventario svizzero dei beni culturali d’importanza nazionale e regionale e nell’Inventario dei beni culturali d’importanza cantonale.
La sede del museo è la “Ca’ da Rivoi”, una tipica costruzione della valle di Blenio, risalente a prima del 16° secolo; porta sul comignolo l’anno 1658.
Nella sezione etnografica sono esposti mobili e oggetti della vita quotidiana come pure delle tradizioni popolari autoctone, attrezzi per l’artigianato domestico, la pastorizia e l’agricoltura, una vecchia cucina con il focolare e il forno del pane, costumi. L’area riservata all’arte sacra conserva invece oggetti provenienti principalmente dalla chiesa di Olivone e dagli oratori dell’Alta Valle quali sculture, quadri, cassoni, oreficeria, paramenti, oggetti di culto, ex voto.
Casa Genardini, costruita nel Settecento, ha preservato i tratti distintivi di una tipica abitazione verzaschese. Dotata di un blocco scale centrale, di due cucine con camino, di quattro stanze e di un ballatoio (“lobia”) comune, poteva ospitare due famiglie. Dell’arredo originale si conservano oggi una camera da letto e una cucina. Nei restanti piccoli locali sono esposti oggetti legati all’economia di sussistenza, alla scuola di valle e all’emigrazione stagionale degli spazzacamini.
Il percorso espositivo prosegue all’interno del moderno edificio in calcestruzzo dove si sviluppa la mostra laboratorio interattiva inaugurata nel 2017. Al primo piano il tema della transumanza verzaschese viene rivissuto grazie alla riproduzione di antichi gesti quotidiani che scandivano la vita agropastorale lungo le stagioni. A pianterreno un modello tridimensionale del territorio mostra i mutamenti paesaggistici e storici grazie alla proiezione animata di contenuti multimediali.
La sede principale, restaurata internamente nel 2000 e dotata di un nuovo arredamento, è dedicata alle esposizioni permanenti. Vengono approfonditi temi legati alla vita dell’uomo e ai suoi bisogni fondamentali per la sopravvivenza. In particolare, le collezioni da visitare si occupano delle seguenti tematiche: l’acqua, la pietra, la storia, il ciclo della vita, la pietra ollare, la filatura e tessitura, l’abbigliamento, l’alpeggio.
La sede principale, restaurata internamente nel 2000 e dotata di un nuovo arredamento, è dedicata alle esposizioni permanenti. Vengono approfonditi temi legati alla vita dell’uomo e ai suoi bisogni fondamentali per la sopravvivenza. In particolare, le collezioni da visitare si occupano delle seguenti tematiche: l’acqua, la pietra, la storia, il ciclo della vita, la pietra ollare, la filatura e tessitura, l’abbigliamento, l’alpeggio.
Il Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte si trova nell’antica Casa Maggetti al centro del nucleo storico di Intragna, un tipico villaggio all’imbocco delle Centovalli. L’edificio principale in cui è ubicato fu costruito a partire dal 1608. In epoche successive esso conobbe diverse modifiche e ampliamenti – in particolare l’aggiunta dell’ala nord la cui costruzione risale al 1751.
Fondato nel 1253 da Walser immigrati dalla vicina valle Formazza, che in una valle laterale della Vallemaggia iniziarono a coltivare una terra assai poco accogliente, questo insediamento discosto si è mantenuto fino ad oggi quale isola di lingua tedesca al sud delle alpi. Si parla un dialetto walser antico che ha le sue origini nel Medioevo. Inoltre si è conservato nel tempo il nucleo storico del villaggio, caratterizzato da diverse particolarità architettoniche, come ad esempio le costruzioni con pareti a travi di legno di larice sotto i pesanti tetti in piode, tra cui anche le tipiche torbe con i “funghi”.